Rigàglia

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rigaglia


rigàglia (region. regàglia) s. f. [prob. lat. regalia (neutro pl. sostantivato di regalis «da re, degno di un re»), nel senso di «bocconi da re»; gli altri sign. si sviluppano per similitudine dal primo, tranne quelli del n. 3, in cui è da considerarsi variante di regalìa]. – 1. Al plur., le interiora del pollo e di altri volatili commestibili (fegato, cuore, ventriglio, granelli, ecc., a cui si unisce anche la cresta): rigaglie di gallina, di piccione; riso con le r., riso in brodo con rigaglie di pollo; cibreo di rigaglie (v. cibreo). 2. estens. a. Al plur., le costure, gli occhielli e gli altri elementi analoghi di finitura che, nella classificazione degli stracci, vengono tagliati via e non calcolati. b. non com. Cascame di seta, quello cioè che si ricava dal bozzolo oltre la seta pura. c. ant. Rimasuglio, avanzo in genere. 3. ant. a. Guadagno incerto; quanto si guadagna oltre al compenso pattuito. b. Regalìa (come sinon. di onoranza nel sign. 3): Non dimandar se ... Sa rattoppare e racconciar le maglie, E voler da’ villan polli e rigaglie (C. Gozzi).

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