Ripetizióne

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ripetizione


ripetizióne s. f. [dal lat. repetitio -onis]. – 1. Nel linguaggio giur., l’azione di richiedere in giudizio una cosa cui si ritiene di aver diritto: r. del danno; r. di una prestazione (non dovuta); r. dell’indebito, della restituzione di un pagamento non dovuto per l’inesistenza del debito o perché fatto da chi non era debitore o a chi non era creditore. 2. L’azione, l’atto di ripetere, cioè di ridire o rifare la stessa cosa, o il fatto di ripetersi, cioè di rideterminarsi di avvenimenti, fenomeni, manifestazioni: r. di un’esperienza, di un tentativo, di un esame, di una gara; r. di un tiro, di un salto; r. di un percorso; utile r. di un consiglio; inopportuna r. di un comando; r. di un fenomeno; la r. continua di questi litigi mi esaspera; non devi fare una meccanica r. di ciò che hai studiato; più genericam., alludendo ad abitudinaria insistenza nell’esprimere certe idee: la sua conferenza è stata una monotona r. di luoghi comuni; con valore spreg., sgradevole susseguirsi, in un discorso, in una composizione, in un periodo, di concetti o parole uguali, a breve distanza gli uni dagli altri, senza una vera ragione di carattere grammaticale o stilistico: tema, libro, discorso pieno di ripetizioni. Nel linguaggio scolastico, il ripetere, il ripassare una materia, o parti di una materia, già precedentemente studiate: per domani l’insegnante ha assegnato la r. delle equazioni algebriche a più incognite; r. trimestrale, quadrimestrale, della materia svolta durante il trimestre, o quadrimestre; r. finale, di fine anno; con altro sign., la lezione impartita dal ripetitore: fare o dare ripetizioni (di italiano, di matematica, ecc.), impartire lezioni private; andare a ripetizione, prendere ripetizioni, riceverne. 3. Usi e sign. scient. e tecn. specifici: a. Nell’insegnamento del diritto com’era impartito all’epoca del diritto comune, ripetizioni (lat. repetitiones) furono dette le lezioni che consistevano nella spiegazione particolareggiata di singoli testi di legge spiegati in precedenza nelle lezioni vere e proprie (furono fatte molte raccolte in volume di Repetitiones dei maggiori giuristi). b. In cinematografia, r. di quadro o d’inquadratura, eseguita una o più volte durante la realizzazione di un film allo scopo di potere scegliere poi in montaggio il migliore fra i varî quadri presi o girati. c. Nell’alpinismo, ulteriore scalata lungo un itinerario (via) di notevole difficoltà, precedentemente tracciato: prima r. (che ha particolare importanza), seconda r., ecc. d. Nella scherma, seconda esecuzione di un’azione d’attacco identica a quella appena terminata. e. Nella terminologia psicanalitica, il termine r. (o coazione a ripetere; ted. Wiederholungszwang) indica la tendenza incosciente (secondo S. Freud, biologica) a ripetere tipi di comportamento passati o abbandonati, anche quando ciò va contro il principio del piacere. f. In linguistica, è in genere sinon. di raddoppiamento o reduplicazione, rispetto ai quali, peraltro, ripetizione (o iterazione) è preferibile nel caso che l’elemento linguistico possa ripetersi anche più di due volte, come nella r. del verbo, che indica il lungo svolgersi di un’azione, per es.: cammina, cammina, cammina, arrivammo a un paesetto. In retorica, termine generico comprendente da una parte l’anadiplosi e l’epanalessi, con le quali si tende a dare maggiore efficacia all’espressione, dall’altra l’anafora, l’epistrofe e tutte quelle figure che servono a collegare tra loro più frasi e versi in un parallelismo; talora indica, con senso più ristretto, l’anafora. g. Nel gioco degli scacchi, partita patta per ripetizione di mosse, quando si determina per tre volte (non necessariamente consecutive) la stessa identica posizione. h. In topografia e geodesia, metodo della r., procedimento per misurazioni angolari in alcuni strumenti ottici, chiamati ripetitori (v. ripetitore, n. 2 d). 4. Com. la locuz. avv. e agg. a ripetizione, nell’uso generico: proferire ingiurie a r.; e soprattutto nella tecnica, riferita a meccanismi che possono ripetere varie volte lo stesso movimento. In partic.: a. Arma a r., in cui l’introduzione della cartuccia nella camera di scoppio e l’estrazione del bossolo sparato sono effettuate con la sola manovra dell’otturatore, fino a esaurimento delle cartucce contenute nel serbatoio dell’arma. b. Orologio a r., orologio con suoneria che, azionata da un pulsante, batte le ore e i quarti; raram. con uso assol., ripetizione: il cavaliere finì di vestirsi; prese sul comodino la r., la tabbacchiera, gli anelli (Ed. Calandra).