sale s. m. [lat. sal salis «sale» (e anche «mare») e, in senso fig., «arguzia»: voce di origine indoeur., affine al gr. ἅλς ἁλός che ebbe gli stessi sign.]. – 1. In chimica, composto derivante da un acido per sostituzione totale o parziale degli atomi di idrogeno ionizzabili con atomi di metallo o con altri cationi; il nome di ogni singolo sale si forma da quello dell’acido corrispondente, sostituendo le desinenze -idrico, -oso (o -oroso), -ico (o -orico) rispettivam. con -uro, -ito, -ato, e facendo seguire il nome del metallo (o di altro catione) preceduto dalla prep. di (così, per es., il sodio forma con l’acido cloridrico il cloruro di sodio, con l’acido cloroso il clorito di sodio, con l’acido solforico il solfato di sodio). Nel caso di metalli con più valenze, i sali vengono distinti indicando la valenza tra parentesi (in numeri romani) dopo il nome del metallo, o indicando nel nome del sale, con un prefisso, il numero di atomi presenti, o – nel caso di metalli che abbiano solo due valenze – ricorrendo ai suffissi -oso e -ico; per es., si potrà scrivere cloruro di ferro (II), o bicloruro (oggi si preferisce dicloruro) di ferro, o cloruro ferroso per FeCl2, e cloruro di ferro (III), o tricloruro di ferro, o cloruro ferrico per FeCl3. Sale acido, ottenuto da un acido polivalente per sostituzione parziale degli ioni idrogeno; è denominato, nel caso derivi da un acido bivalente, anteponendo il sost. idrogeno al nome del sale o frapponendo l’agg. acido tra il nome del corrispondente sale neutro e quello del metallo, oppure, secondo una vecchia nomenclatura, anteponendo al nome del sale neutro il prefisso bi- (per es., l’idrogeno-solfato di potassio può essere detto solfato acido di potassio o bisolfato di potassio); nel caso, invece, che derivi da un acido con più di due ioni idrogeno, si premette, abitualmente, al nome del metallo aggettivato uno dei prefissi mono-, bi-, tri-, a seconda che il metallo sostituisca 1, 2, 3 ioni idrogeno (fosfato monopotassico, fosfato tricalcico, ecc.). S. basico, sale che contiene nella molecola gruppi idrossilici ancora salificabili con residui acidi; si denomina aggiungendo al nome la specificazione mono-, bi-, tribasico a seconda del numero degli idrossili presenti (per es., nitrato bibasico di ferro). S. neutro, che non contiene né idrogeni né idrossili salificabili; s. misto, che deriva da un acido polivalente per sostituzione degli ioni idrogeno con cationi diversi (per es., il tartrato sodico-potassico); s. doppio, unione di due sali, ognuno dei quali conserva la propria individualità ma che cristallizzano insieme, in un dato rapporto (per es., gli allumi); se i due sali reagiscono tra loro si ha un s. complesso (per es., il ferrocianuro di potassio); s. idrato (in contrapp. a s. anidro), che contiene acqua di cristallizzazione. 2. a. Denominazione corrente del cloruro di sodio usato nella pratica domestica come condimento dei cibi e in molte industrie alimentari (conserviere, casearie, ecc.), detto anche s. da cucina, s. comune, s. marino, e nel linguaggio fam., quando non ci sia ambiguità, più spesso assol. sale. È un solido cristallino isometrico, inodore, di sapore salato-amaro caratteristico, facilmente solubile in acqua, incolore e trasparente alla luce, largamente diffuso in natura disciolto nelle acque del mare e in quelle di alcuni laghi e sorgenti (detti perciò salati), o come minerale (salgemma); indispensabile all’alimentazione umana, utilizzato anche in quella del bestiame e in numerose industrie (chimiche, alimentari, conciarie, metallurgiche, ecc.), viene prodotto in grandi quantità dalle acque di sorgenti salate o del mare, nei climi asciutti e caldi per evaporazione naturale col metodo delle saline, in quelli più rigidi per evaporazione artificiale o per congelamento, o anche utilizzando i giacimenti di salgemma (s. di miniera). A seconda dell’aspetto e della purezza: s. grosso, in cristalli grandi, non sempre incolore e contenente talora altri sali e sostanze estranee; s. fino (o raffinato o da tavola), che è stato ridisciolto in acqua e nuovamente fatto cristallizzare, in polvere o in cristalli minuti, perfettamente bianco; s. industriale, sale comune destinato a impieghi diversi da quelli alimentari (nei paesi dove la produzione del sale è monopolio statale viene addizionato di sostanze facilmente rivelabili ma difficilmente separabili, e detto s. denaturato). Imposta sul s., in vigore sino alla fine del 1972; sale e tabacchi (oppure anche al plur., sali e tabacchi), insegna delle rivendite di generi di monopolio (mantenuta, spesso, anche dopo che, nel 1974, il monopolio di vendita del sale è stato soppresso). b. Frasi e locuzioni di uso com., con riferimento ai varî impieghi alimentari: aggiungere il s. all’acqua della pasta; mettere il s. nell’insalata; condire con olio, s. e pepe; un pizzico, un pugno di s.; hai messo il s. in tavola?; preparare le acciughe sotto s.; conservare i capperi sotto s.; il minestrone è giusto di s., va bene di sale. c. Modi di dire fig.: non metterci né s. né olio, e più com. oggi non metterci né s. né pepe, raccontare le cose come sono veramente, oppure stare ad ascoltare senza aggiungere nulla di proprio, non voler entrare o immischiarsi in una faccenda, e sim.: il poeta ... stava lì a lasciarsi ballottare senza metterci su né s. né olio, sapendo che cosa sono gli amori popolari (Giusti); ha voluto fare di propria testa, eccola qua, io non ci ho messo né s. né pepe (Palazzeschi); essere senza s., non sapere né di s. né di pepe, di discorso o scritto scipito, o di persona sciocca, insignificante; meno com., in unione con pepe, la frase rispondere col s. e col pepe, con vivacità polemica e spirito mordace (per la locuz. agg. s. e pepe con riferimento al colore, v. pepe, nel sign. 3 b); méttici un po’ di s. sulla coda!, consiglio scherz. a bambini che rincorrono gli uccellini credendo di poterli prendere (e, per estens., mettere il s. sulla coda a qualcuno, tentare ogni accorgimento per raggiungerlo o trovarlo, senza riuscirvi); restare di s., rimanere attonito, sbalordito, stupefatto (lo stesso che restare di stucco o di sasso), con allusione biblica alla moglie di Lot che, durante la distruzione di