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se


pron. rifl. [lat. ] (radd. sint.). – 1. Forma forte della declinazione del pron. rifl. di 3a pers.; si usa soltanto quand’è riferito al soggetto (maschile o femminile, singolare o plurale) o nelle frasi enunciate con verbo all’infinito (egli, ella parlava di sé; essi parlavano di sé; parlare di sé), nei seguenti casi: a. Come complemento, preceduto da preposizione: la miglior parte di sé; far ridere di sé; attirare a sé; allontanare da sé; portare con sé (v. anche seco); volere tutto per sé, ecc. Con prep. composta: contro di sé, dentro, fuori di sé, presso di sé, sopra, sotto di sé, verso di sé, davanti a sé, ecc., come negli esempî: chissà che cosa sentiva dentro di sé; lo tiene sempre presso di sé; ha preso sopra di sé tutta la responsabilità; camminava guardando davanti a sé, ecc. b. Senza preposizione, solo come compl. oggetto, quando si voglia dare a questo un particolare rilievo; perciò, nell’uso com., soprattutto quando vi sia contrapposizione: ha finito per danneggiare sé e giovare agli altri; con uso più largo nel linguaggio poet. o letter. ant.: Restaro, e trasser sé in dietro alquanto (Dante); sodisfece alla sua domanda, e sé a ogni suo servigio, quantunque poco potesse, offerse (Boccaccio). Quando non vi sia necessità di dare risalto al pron., si usa comunem. come oggetto, e anche come compl. di termine, la forma atona si (si scusò con tutti; si batté la fronte, ecc.; nell’inf. in enclisi: scusarsi con tutti, battersi la fronte). Assai spesso, come compl. oggetto ma anche con i complementi già veduti, è rafforzato da stesso o da medesimo: credendo d’ingannare gli altri inganna sé stesso; non se la deve prendere con me ma con sé stessa; E ’l fiorentino spirito bizzarro In sé medesmo si volvea co’ denti (Dante); in questi casi il pron. è scritto spesso, ma senza valide ragioni che lo giustifichino, senza accento: se stesso, se medesimo (in ogni altro caso la grafia senz’accento è antiquata). 2. Locuzioni con sign. particolari: essere pieno di sé, essere vanitoso, presuntuoso, avere troppo alta stima delle proprie capacità, dei proprî meriti, del proprio valore; pensare soltanto a sé, agire o vivere egoisticamente, senza curarsi degli altri; a sé, a parte, separatamente, in frasi come formano un gruppo a sé, o, meno com., sta a sé, vive a sé, di persona che ha casa per conto proprio, o che vive appartata; un ragazzo chiuso in sé (stesso), che non si confida con altri, taciturno per natura; tenere per sé (una cosa, oppure un segreto, una notizia in genere), non condividere con altri; fare parte per sé stesso, non far lega con altri; dentro di sé, fra sé, fra sé e sé, nell’intimità della propria mente, del proprio spirito (così pensava dentro di sé; diceva tra sé che ...; andava ragionando fra sé e sé); in sé, in sé stesso, in sé e per sé, di per sé, (di) per sé stesso, espressioni con cui si dichiara di considerare una cosa nel suo significato o valore assoluto, nella sua essenza, indipendentemente dalle circostanze accessorie: il fatto di per sé non ha alcuna importanza; è un’offesa già in sé stessa molto grave (in partic., nel linguaggio filos. la locuz. in sé indica la realtà nella sua propria e vera natura, indipendentemente dai suoi attributi accidentali o da un modo soggettivo di considerarla); essere in sé, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, in piena coscienza; quindi, non essere più in sé, uscire di sé, essere fuori di sé, rientrare o tornare in sé, perdere o riacquistare tale lucidità di mente (riferendosi a fenomeni di pazzia, a deliquio, a turbamenti passeggeri per ira o passione, ecc.); sostantivato, nel suo sé, dentro di sé, nel suo intimo (per es., sperava, immaginava nel suo sé, e sim.). Con maggiore varietà di significati la locuz. da sé, senza l’intervento o l’aiuto di altri: i suoi compiti se li è sempre fatti da sé; la biancheria se l’è sempre lavata da sé; sa fare, preferisce fare da sé; si è fatto da sé (e più efficacemente da sé solo); ci penserà da sé, senza bisogno di suggerimenti; chi fa da sé fa per tre (prov.); il bambino va o cammina già da sé, senza che altri lo sorregga; anche di cose: la faccenda è bene avviata e ormai va, o procede, da sé (in qualcuno di questi esempî nell’uso pop. anche di per sé, da per sé); con costruzione impers., va da sé che ..., è ovvio, è naturale.

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