sedére2 v. intr. [lat. sĕdēre «stare seduto», diversificato da sīdĕre «sedersi, mettersi a sedere»] (pres. indic. sièdo [letter. sèggo, ant. o poet. sèggio], sièdi, sediamo [ant. o poet. seggiamo], sedéte, sièdono [letter. sèggono, ant. o poet. sèggiono]; pres. cong. sièda ... [letter. sègga], sediamo [ant. o poet. seggiamo], sediate [ant. o poet. seggiate], sièdano [letter. sèggano]; imperat. sièdi, sedéte; pass. rem. sedéi o sedètti, sedésti, ecc.; ger. sedèndo [ant. o poet. seggèndo]; le altre forme sono regolari, senza il dittongo: sedévo, sedéssi, seduto, ecc.; nel fut. e condiz. si tende oggi, spec. nella lingua parlata, a usare le forme dittongate: siederò, siederèi). – 1. a. Di persona, stare con le parti posteriori del corpo posate sopra un appoggio qualsiasi, con le gambe piegate, o distese, accavallate, incrociate e sim.: s. su una sedia; s. in poltrona; s. in (o su) un divano; s. sulla sponda del letto; s. su un muretto, su una panchina; s. per terra; s. in grembo a qualcuno; s. in sella, s. in groppa, s. su un ramo con una gamba di qua e una di là, stando cioè a cavalcioni; s. alla turca, appoggiandosi sulle gambe incrociate; s. a gambe larghe; s. compostamente, o, al contr., in atteggiamento scomposto; un tempo, nelle carrozze, s. a cassetta (anche per indicare la funzione del cocchiere); s. su due poltrone, fig., avere contemporaneamente più uffici o incarichi, spec. se ben retribuiti; s. a tavola, stare a tavola a mangiare, partecipare a un pranzo; letter. s. a (o alla) mensa: beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li angeli si manuca (Dante: qui in senso fig.). b. In altri casi, il verbo indica non lo stato, ma il movimento con cui si assume una delle posizioni sopra descritte: sieda, la prego!; siedi un momento; sedette sulla sedia che gli veniva offerta. Con questo sign. è più com. l’intr. pron. sedersi: sedetevi qui; se permette, mi siedo un momento; si sedette a chiacchierare con noi; si sieda, per favore!; e solo sedersi nei tempi composti: m’ero seduto, si sono seduti, ecc. c. Nell’uno e nell’altro sign., sono frequenti le perifrasi formate col part. pass. seduto; così, mettersi seduto per indicare il movimento, e essere, stare, rimanere o restare seduto per indicare lo stato, la permanenza nella posizione; queste ultime, spec. usate per sostituire sedere nei tempi in cui esso non viene usato o è raro (come il pass. rem., che ha solo valore incoativo, e alcune forme composte). Altre locuz. equivalenti sono formate con a e l’infinito: per indicare la continuità nella posizione: essere, stare, restare a sedere; per indicare l’atto con cui si assume la posizione: accomodarsi, mettersi, porsi a s. (sulla seggiola, sull’erba), buttarsi a s., levarsi o rizzarsi a s. (di chi era disteso sul letto, su un divano, o per terra). Nell’uno e nell’altro tipo di locuzioni, il verbo stare è spesso sottinteso: c’erano molti spettatori, chi in piedi chi (stando) seduto o a sedere; mangiava, scriveva seduto; nei comandi, invece, può essere sottinteso mettersi (seduti!; a sedere!). Retto da altri verbi: lo fece s. accanto a sé; mi invitò a s.; nessuno pensò a dargli da s. (cioè a dargli una sedia su cui potesse sedersi); teneva il bimbo a s. in braccio, sulle ginocchia; alzarsi, levarsi da s.; posti a s., nei luoghi di pubblico spettacolo, nei treni, tram, autobus e sim. (si contrappone a posti in piedi); e così c’è da s., non ho trovato da s., ecc., cioè un posto dove sedersi. d. Riferito ad animali, il verbo è proprio per le scimmie e alcuni altri animali che assumono una posizione simile a quella dell’uomo; analogico per altri (come per es. il cane) che si appoggiano a terra sulla parte posteriore del corpo sostenendo la parte anteriore sulle zampe davanti. 2. Usi estens.: a. Per indicare inattività: s. in piuma, poet. ant., vivere nell’ozio e negli agi: seggendo in piuma, In fama non si vien, né sotto coltre (Dante); stare a s., starsene ozioso, spec. di chi lascia (o spera) che altri faccia per lui, o attende inattivo l’aiuto di altri o l’intervento della provvidenza; al contrario: non sono stato certo a s., non sono stato ozioso, mi sono dato anch’io da fare, e sim.; non si mette (o non sta) mai a s., di chi è sempre in movimento, in attività, e non si riposa mai un minuto. Inoltre: tenere uno a s., lasciarlo in ozio, impedirgli, per un motivo o per l’altro, di svolgere la sua normale attività; meno com., mettere uno a s., privarlo del grado, deporlo dal suo ufficio. b. Locuz. particolari: s. in alto luogo (o, con scherz. arcaicità, in alto loco), coprire un’alta carica; s. in trono, essere il sovrano, regnare; del papa, s. sulla cattedra di san Pietro, e anche assol. sedere (ant.), esercitare il pontificato: con volontà e mandato di Clemente papa V il quale allora sedea (Boccaccio). Col senso di «avere seggio», far parte di un’assemblea o di altro organo collettivo: s. al banco del governo; s. in parlamento; s. in tribunale, in consiglio; s. tra i giurati, ecc. c. In altri casi, svolgere la funzione inerente al proprio ufficio (spec. quando questo si eserciti stando seduti): s. in udienza; s. in confessionale; s. arbitro, giudice; s. in giudizio (ant. s. pro tribunali), adempiere l’ufficio di giudice; s. in cattedra, fig., avere, o arrogarsi,