Selezióne

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selezione


selezióne s. f. [dal lat. selectio -onis, der. di selectus, part. pass. di seligĕre «scegliere» (comp. di se- «a parte» e legĕre «cogliere, prendere, scegliere»)]. – 1. a. Scelta, operazione di scelta che ha per fine di trarre da un gruppo, anche molto vasto, gli elementi migliori o più adatti a determinati fini: fare, operare una selezione. In partic., nelle attività agricole e in zootecnia: s. di animali (allevati) e di piante (coltivate), per ottenere con la riproduzione esemplari migliori; s. delle sementi, operata per liberarle dalle impurità (sassi, sabbia, trito), dai semi estranei (veccia, grani piccoli) e dai semi rotti. Con riferimento ad attività umane, s. professionale, il processo che attraverso varî metodi psicofisiologici (test, interviste, prove attitudinali, ecc.) mira ad analizzare le caratteristiche individuali di un gruppo di persone (livello d’intelligenza, capacità di ragionamento astratto, destrezza manuale, acuità visiva o uditiva, ecc.) per stabilirne l’idoneità o meno a svolgere determinati compiti di lavoro, al fine di porre ciascuna di esse al posto adatto; s. nazionale di atleti, la scelta degli atleti migliori per la costituzione di una squadra rappresentativa della nazione; in economia, accordi di selezione, gli accordi tra imprese che portano alla creazione di trust. b. In biologia, riproduzione non casuale tra gli individui che compongono una popolazione di una specie; in partic., s. naturale, concezione teorizzata dal naturalista ingl. Ch. R. Darwin (1809-1882) nell’ambito del suo studio Sull’origine delle specie (1859), come il principale fattore che determina, tramite la lotta per l’esistenza (v. lotta, n. 2 c) e poi con la s. sessuale (v. oltre), l’evoluzione delle specie (v. evoluzione, n. 3 a); attualmente (v. anche neodarwinismo) il concetto si precisa come la maggiore probabilità di riprodursi che hanno, nel caso siano intervenuti mutamenti nell’ambiente, gli individui più adatti a tali mutate condizioni; in forza di tale circostanza le frequenze dei fenotipi (cioè delle caratteristiche morfologiche e funzionali degli organismi) che compongono ciascuna popolazione non permangono immutate nel corso delle generazioni, ma si modificano nel tempo; in altre parole, nell’ambito della popolazione si riprodurranno di più, e quindi saranno quantitativamente più numerosi, gli organismi con caratteristiche adatte via via alle diverse condizioni ambientali: tramite la selezione dunque si determinerebbe l’evoluzione intraspecifica delle popolazioni, e, secondo alcuni, quella strutturale delle specie. A seconda della frequenza con cui si manifestano i diversi fenotipi in una popolazione, si distinguono: una s. direzionale, in quanto agisce a favore dei fenotipi corrispondenti a una delle estremità dell’intervallo di variazione fenotipica della popolazione stessa; una s. divergente o disruptiva, nel caso invece siano favoriti gli individui che si trovano in prossimità di entrambi gli estremi; e una s. stabilizzante, quando gli individui favoriti sono quelli che presentano un fenotipo con valori più vicini alla media della popolazione. Con riferimento alla misura dell’intensità della selezione, si parla di coefficiente di s. come aumento, in percentuale, del contributo in gameti di una particolare classe genotipica rispetto a quello del genotipo standard; si parla inoltre di s. sessuale quando la selezione riguarda la scelta di un partner riproduttivo, operata in base alla idoneità dei caratteri sessuali secondarî; analogamente, si parla di s. artificiale quando gli accoppiamenti selettivi sono operati dall’uomo in specie animali o vegetali, al fine di ottenere varietà che abbiano caratteristiche particolari, essenzialmente per una migliore utilizzazione economica e produttiva, ma anche a fini estetici. c. In senso concr., insieme di cose scelte fra le altre: s. di romanzi, s. di articoli; s. di dischi, di canzoni, di musiche da film. 2. Con sign. affini ma più specifici nella scienza e nella tecnica: a. In fisica, regola di s., ogni regola che limiti la possibilità di una transizione tra stati di un sistema atomico, molecolare, nucleare o subnucleare; poiché le transizioni corrispondono a variazioni dei numeri quantici del sistema, le regole di selezione si esprimono in genere indicando le variazioni permesse di tali numeri quantici. b. Nelle telecomunicazioni, e in partic. nella telefonia, l’operazione con cui automaticamente (s. automatica) o manualmente (s. manuale) viene scelta, tra le linee che fanno capo a una centrale telefonica, una linea idonea per l’effettuazione della comunicazione desiderata dall’utente o dal posto chiamante. In partic., s. a toni, propria dei telefoni a tastiera, è realizzata convertendo il numero telefonico in una sequenza di suoni (grazie a una combinazione delle due frequenze di base o toni generati da ogni tasto numerico) e permette, rispetto al sistema tradizionale, una maggiore velocità di trasmissione dei dati nonché l’accesso diretto alla linea telefonica, tramite la sequenza sonora corrispondente al numero, senza utilizzare necessariamente la tastiera (tale sistema è utile, per es., nel controllo a distanza delle segreterie telefoniche, nello scambio di dati tra elaboratori elettronici controllati via telefono, ecc.). Il termine è anche usato, con sign. più ristretti, sia per indicare le operazioni che l’utente effettua per comandare la selezione, sia per indicare l’operazione di scelta di una linea fatta da uno stadio di selezione. In partic., s. passante, il collegamento telefonico con un utente collegato a un centralino locale che avviene automaticamente combinando in successione il numero telefonico del centralino e il numero interno dell’utente desiderato. c. Organi di s. (o di scelta), gli organi che formano la parte selezionatrice di un impianto meccanografico o di elaborazione elettronica di dati; hanno la funzione di scegliere alcuni dati esistenti su schede, nastri perforati, ecc., secondo determinati criterî, rispondenti al calcolo e all’elaborazione che si sta effettuando. d. S. fotografica, o s. cromatica, nella tecnica della fotografia e della cinematografia a colori, il processo che sfrutta il principio in base al quale ogni colore può essere riprodotto come somma dei tre colori primarî, rosso, verde e blu: la ripresa dell’oggetto attraverso filtri colorati, ciascuno dei quali lascia passare solo una di queste componenti primarie, consente di ottenere tre negativi che poi possono essere utilizzati, con varie tecniche di sovrapposizione, per riprodurre i colori originali sia in stampa sia in proiezione. e. In informatica, e precisamente nei linguaggi di programmazione dei computer, programma che sceglie le operazioni da eseguire a seconda del presentarsi di determinate condizioni; anche, la porzione di dati visualizzati sullo schermo e selezionati per mezzo del puntatore o di una combinazione di tasti.

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