semàntica s. f. [dal fr. sémantique, introdotto (nel 1897) dal linguista M.-J.-A. Bréal, der. del greco σημαντικός: v. semantico]. – 1. Ramo della linguistica che studia il significato degli enunciati di una lingua o di un dialetto, come rapporto tra il significante e il significato di ciascun elemento e come relazioni reciproche tra i varî significati di una determinata fase cronologica (s. sincronica), e inoltre i mutamenti intervenuti in quei significati e in quelle relazioni in un determinato periodo di tempo (s. diacronica o storica). In partic.: s. componenziale, che, sviluppata negli anni ’60 del Novecento da linguisti e antropologi statunitensi, rappresenta il significato di un lessema come una configurazione di tratti semantici minimi (detti componenti semantici o semi, da cui anche il nome di analisi semica) nei quali esso sarebbe scomponibile; s. generativa, che, nata agli inizî degli anni ’60 del Novecento, presuppone una struttura semantica profonda analizzabile in tratti minimi da cui si genera direttamente, attraverso una serie di trasformazioni, la struttura superficiale. Il termine indica anche un insieme di espressioni linguistiche che, in una determinata cultura, un autore o una cerchia intellettuale investono di significati particolari, atti a esprimere gli ambiti concettuali proprî di quell’autore o di quel gruppo: la s. dell’eufemismo in Gadda, la s. dell’amor cortese nella poesia trobadorica. Con uso estens., analisi del significato di un campo di oggetti o di un sistema di segni qualsiasi: s. del linguaggio pittorico, cinematografico; s. del sistema giuridico, ecc. 2. a. In filosofia, il complesso delle teorie del significato (teorie semantiche) elaborate nell’ambito della ricerca filosofica; con sign. più ristretto, secondo la definizione di Ch.