Soffrire

Sinonimi e Contrari (2003)

soffrire [lat. pop. ✻sufferire, dal lat. class. sufferre "portare su di sé, sopportare", der. di ferre "portare", col pref. sŭb "sotto"] (io sòffro, ecc.; pass. rem. soffrìi o soffèrsi, soffristi, ecc.). - ■ v. tr. 1. [riuscire a sostenere, per lo più in frasi negative: non s. la luce, una persona] ≈ (fam.) digerire, (fam.) mandare giù, (fam.) reggere, sopportare, tollerare. 2. a. [sostenere dolori fisici, anche assol.: s. tormenti indicibili; s. molto] ≈ patire, penare (per), tribolare (per). b. [essere afflitto da condizioni o fatti spiacevoli: s. la fame, il caldo] ≈ patire, sopportare, stentare (per), subire. ■ v. intr. (aus. avere) 1. a. [sostenere dolori fisici, anche assol.: s. per la caduta; smettere di s.] ≈ (non com.) dolorare, penare, tribolare. ↑ spasimare. b. [sostenere dolori spirituali, anche con la prep. per: s. per la delusione subita] ≈ affliggersi, angustiarsi, dolersi, (fam.) farsi una malattia, struggersi. ↑ tormentarsi, torturarsi. ↔ gioire, godere (di), esultare. 2. [essere affetto da una indisposizione o malattia, con la prep. di: s. di cuore] ≈ ‖ andare soggetto (a: andare soggetto a forti emicranie). 3. (estens.) [di animali, piante e prodotti, essere danneggiato da determinate condizioni, con la prep. per: l'olivo ha sofferto molto per il gelo] ≈ risentire (di).

Finestra di approfondimento
Fabio Rossi

soffrire. Finestra di approfondimento

Stare male - S. è il verbo più generale per indicare l’essere sottoposti a dolori fisici o psichici, sentimentali e sim. I sinon. sono tutti più formali, anche se non mancano usi region.: patire (anche con le prep. di o per), penare (per lo più assol., o con la prep. per) e tribolare (per lo più assol., o con la prep. per): patire la fame, il freddo, le pene dell’inferno; patire d’amore; vi lascerò penare prima d’usarvi pietà (C. Goldoni); tribolare per un terribile mal di testa. Se il verbo è usato come assol., un sinon. fam. è stare male, anche se s. sottolinea l’aspetto della difficile sopportazione del dolore, mentre stare male si limita a designare una condizione di sofferenza: chi ha forza d’uccidersi, segno è che soffre meno: perché il gran dolore stronca la volontà (N. Tommaseo); mio zio sta male assai, e voglio andare a Venezia, avanti che muoia (C. Goldoni). Anche ammalarsi è, ovviamente, connesso con l’idea di sofferenza, ma il suo sign. è molto diverso da s., poiché ha un valore puntuale (a differenza di quello durativo di s.) ed è prevalentemente usato al passato (ma sono possibili anche altri tempi: attento a non ammalarti; se non ti copri ti ammalerai), indicando l’insorgere di un male fisico: si è ammalato di cancro; si ammalò di polmonite due mesi fa. Sinon. di s. riferiti soltanto a mali morali, sentimentali, ecc. sono addolorarsi, i più formali accorarsi, crucciarsi e dolersi e gli intens. affliggersi, struggersi, spasimare e tormentarsi, con diverse sfumature. I primi quattro verbi possono essere usati anche in senso estens., come sinon. intens. e formali di dispiacersi, offendersi o (il solo dolersi) lamentarsi: mi addoloro di non saperti ancora sistemato; non ti crucciare!; bisogna non dolersi dei nostri nemici (F. Tozzi). Struggersi e spasimare sono spesso usati per pene d’amore: oh, io mi struggo d’essere accarezzata da te! (G. D’Annunzio); egli è innamorato di voi perdutamente; si vede, si conosce, che spasima, che vi adora (C. Goldoni). Riferiti più ad ansie e a paure che a veri e propri dolori sono preoccuparsi e gli intens. angosciarsi e angustiarsi: si preoccupa per l’esame; si angoscia se la figlia rientra tardi. Più attenuato è rattristarsi, che è un semplice diventare più triste: a quella notizia si rattristò.

Sofferenza fisica - La condizione di chi soffre è designata da molti termini, diversi a seconda della gravità e del tipo di sofferenza. I più generici sono dolore, male e sofferenza. Dolore sottolinea la sensazione provocata da un determinato disturbo: ho un dolore acuto alla gamba sinistra. Sofferenza, più genericamente, indica il provare una sensazione di dolore e la capacità di sopportarlo: una nuova sofferenza riesce più o meno facile, secondo che il corpo è generalmente abituato a soffrire (G. Leopardi). Male è il termine più vago, impiegato ora per dolori circoscritti ma non designati specificamente (di solito nella forma tronca: mal di testa in luogo del tecnicistico cefalea, e inoltre mal di denti, mal di pancia, mal d’ossa, ecc.), ora per un generale senso di sofferenza (dove senti male?), ora per designare eufem. malattie colpite da interdizione: il cancro è, nell’uso fam., definito anche brutto male,quel male o malaccio. Segnatamente dedicati a sofferenze fisiche sono acciacco, malattia, malanno, malessere, malore, morbo. Un acciacco (usato spec. al plur.) è un male lieve e non circoscritto, dovuto per lo più all’età: sembra più vecchio, con tutti quegli acciacchi. Anche il malanno è un male lieve, ma provocato per lo più dalle condizioni atmosferiche: con questo tempaccio mi prenderò qualche malanno. Malessere è sì un male lieve (o meglio un insieme di piccoli mali) e non ben definito, ma è per lo più di natura psichica o psicosomatica: senza soffrire precisamente di nulla, donna Margherita, dopo la partenza della figliuoletta, accusava un sordo malessere, dolori di capo, una certa difficoltà di digestione (F. De Roberto). Malattia è termine generale per indicare qualsiasi stato patologico dell’organismo, anche in senso estens.: che brutta malattia che è la fame! (C. Collodi). Con malore si intende invece un insorgere improvviso di uno stato patologico che provoca per lo più la perdita dei sensi: quella scena, vissuta con tanta intensità, le aveva cagionato un improvviso malore (L. Pirandello). Morbo è del linguaggio lett., oppure è cristallizzato in alcune espressioni tecniche, quasi sempre seguito da un nome proprio, come morbo di Parkinson, di Alzheimer, ecc. Con disturbo si intende una lieve manifestazione patologica non ben distinta (talora anche per motivi eufem.): soffriva di disturbi intestinali. Ancora meno specifico è problema: ha qualche problema ai reni. Più tecnici sono invece disfunzione e patologia, indicanti un non corretto funzionamento di un organo o sim.: disfunzione polmonare; una patologia congenita. Più lett. è affezione, col medesimo sign.: nella sua visita al bambino, il medico non nascose che esisteva un catarro delle narici e dei bronchi maggiori: un’affezione leggera, senza importanza (G. D’Annunzio). Infermità è d’uso lett. (per «lunga malattia che costringe a letto»), oppure compare in espressioni giur. quali infermità mentale: la mia infermità mi procura ogni notte sonni convulsivi (I. U. Tarchetti). Analogo è invalidità, che però è più com. e designa una malattia (o disturbo fisico o psichico) o una menomazione permanente e anche il riconoscimento giur. e sociale di tale stato: ha perso un braccio sul lavoro e per questo ha ottenuto l’invalidità.

Sofferenza morale - Dolore,male e sofferenza sono appropriati anche per il soffrire morale o sentimentale (si veda comunque, per questo, la scheda dispiacere): il dolore di vederla partire; mi fa male l’idea di averlo offeso; è una sofferenza per me conoscere il colpevole e non poterlo denunciare. Un sinon. com. è pena, mentre più formali sono afflizione, patimento e struggimento e altri più intens.: vorrei poter alleviare le tue pene. Nell’uso lett., pena e patimento possono riferirsi anche a sofferenza fisica. Più attenuati sono problema e preoccupazione: mio figlio mi dà qualche problema; le preoccupazioni del lavoro.