Stufa

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stufa


s. f. [der. di stufare, a suffisso zero]. – 1. Apparecchio per la conversione di energia in forma termica, utilizzato per riscaldare l’ambiente nel quale è posto; la produzione di calore è ottenuta bruciando combustibili solidi, liquidi o gassosi, oppure a spese di energia elettrica, mentre la sua trasmissione può avvenire sia per convezione sia per irraggiamento; differisce dagli altri apparecchi di riscaldamento perché è costituito in modo da cedere calore direttamente attraverso il suo involucro, senza utilizzare un circuito di distribuzione di un fluido riscaldato (come, per es., negli impianti a termosifone e in quelli centralizzati ad aria calda). Ci sono varî tipi: stufe a combustibile solido, di forma e dimensioni molto variabili, in terracotta, in ghisa o in lamiera di ferro; sono tutte provviste di camera di combustione con portello di caricamento, e di camino per la fuoriuscita dei fumi, e quelle in lamiera di ferro sono rivestite internamente con materiale refrattario; s. catalitiche, le quali sfruttano la combustione (detta, appunto, catalitica) che avviene quando il combustibile e il comburente, generalmente allo stato gassoso, reagiscono sulla superficie di un opportuno catalizzatore solido, permettendo di raggiungere rendimenti molto elevati; s. a combustibile liquido, che utilizzano come combustibile il cherosene o, meno comunem., il gasolio, e sono provviste di un camino per l’eliminazione dei prodotti della combustione (salvo piccole stufe portatili per il riscaldamento di piccoli ambienti o per emergenza); s. a gas, che utilizzano combustibili gassosi (gas di città, metano, gas liquefatti, ecc.), distinte in due tipi: s. a convezione, di forma e struttura simili a quelle di una stufa a combustibile liquido, e s. a irraggiamento (dette anche a raggi infrarossi), di potenza inferiore alle precedenti, nelle quali la combustione del gas porta all’incandescenza uno o più elementi di materiale refrattario variamente sagomati, i quali irraggiano calore nell’ambiente, anche con l’ausilio di una superficie riflettente d’acciaio o d’alluminio. Le s. elettriche sono costituite da resistori (detti comunem. resistenze) avvolti su un sostegno di materiale refrattario, i quali, percorsi dalla corrente, si riscaldano per effetto Joule; la cessione del calore all’ambiente può avvenire per irraggiamento, con l’ausilio di uno o più riflettori cilindrici o paraboloidici, fissati a una custodia di lamiera, oppure per convezione, mediante circolazione naturale o forzata dell’aria (in questo caso le stufe prendono il nome di termoconvettori), o mediante l’ausilio di un circuito chiuso e riempito di olio o di sabbia, i quali materiali hanno la funzione di isolanti e di trasmettere il calore all’involucro esterno (radiatori elettrici o termoradiatori, simili a un termosifone). Per le s. Franklin, v. franklin. 2. ant. a. Locale termale (per es., a Pozzuoli) in cui vengono sfruttati i vapori del sottosuolo per la terapia diaforetica. b. Stanza delle terme romane, con riscaldamento ottenuto mediante circolazione d’aria calda. c. Bagno caldo: e in una s. messolo, tanto lo stropicciò e con acqua calda lavò, che in lui ritornò lo smarrito calore (Boccaccio). 3. estens. Ambiente in cui si mantiene artificialmente una temperatura più o meno elevata, per determinati processi tecnologici; in floricoltura, lo stesso che serra calda (v. serra1, n. 4 a). Nella costruzione navale, s. per cordami, recipiente, pieno di catrame liquido e bollente, dove si immergono, facendoveli scorrere, i trefoli dei cavi da incatramare; s. per legnami, specie di caldaia dove si scaldano col vapore d’acqua le tavole di legname, per poterle poi foggiare. 4. In vulcanologia, emissione naturale di gas endogeni, in prevalenza vapore d’acqua con acido carbonico, cloridrico, solfidrico, ecc., che si manifesta per lo più in cavità sotterranee (grotte, caverne, ecc.) aperte entro rocce che, per essere più o meno fratturate, favoriscono l’ascesa dei gas: al pari delle mofete, putizze, ecc., rappresenta una manifestazione residua dell’attività vulcanica (molto note sono la stufa di Monsummano in Toscana, quella di S. Calogero presso Sciacca in Sicilia e le cosiddette s. di Nerone nei Campi Flegrei in Campania, utilizzate anche per scopi terapeutici). ◆ Dim. stufétta, stufettina; pegg. stufàccia.

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