Succhiare

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succhiare


v. tr. [lat. *succulare, der. di succus, sucus «succo»] (io sùcchio, ecc.). – 1. a. Aspirare e ingerire un liquido stringendo le labbra sull’elemento o sul punto da cui può fuoriuscire: s. il latte dalla mammella o dal biberon, o s. la mammella, il biberon (ma anche s. la tettarella, il ciuccio o il succhiotto, o, come intr. pron., succhiarsi il dito, per avere la sensazione di poppare), riferito a lattanti; s. il sangue dalla ferita di un morso di vipera, per impedire la diffusione del veleno; s. una bibita con la cannuccia; per estens., s. una caramella, tenerla in bocca per farla sciogliere e per assaporarla; riferito ad animali, aspirare e ingerire alimenti con organi varî: gli elefanti bevono succhiando l’acqua con la proboscide; le api succhiano il nettare dei fiori; le sanguisughe o le zanzare si nutrono succhiando il sangue; per estens., riferito a cose varie, assorbire, imbeversi: le radici delle piante succhiano gli umori della terra; pareti che succhiano l’umidità. Comuni le espressioni fig. s. il sangue a qualcuno (o di qualcuno), sfruttarlo, soprattutto economicamente (strozzini che succhiano il sangue della povera gente); aver succhiato qualcosa col latte (della mamma), averlo appreso e assimilato intimamente (la giustizia, l’onestà, o la ribellione, ecc., l’ha succhiata col latte della mamma); con altre metafore: s. le forze, la resistenza a qualcuno, portargliele via quasi aspirandole fuori; lo scrutava in volto come se volesse succhiargli dagli occhi il segreto (o la verità, la confessione). b. Forma meno com. di risucchiare, attirare a sé, travolgere con sé: un vortice succhiò l’imbarcazione; foglie secche succhiate da un turbine di vento, da mulinelli d’aria. c. fig. Nel ciclismo, s. la ruota, stare a ruota di un altro corridore, in modo che la propria ruota anteriore sia quasi a contatto con quella posteriore dell’altro, per sfruttarlo facendosi tagliare l’aria e diminuendo così il proprio sforzo nel procedere. 2. Con la particella pron., bere a piccoli sorsi per assaporare meglio: succhiarsi uno squisito consommé, un bicchierino di vin santo. In senso fig., godersi tranquillamente una cosa: Come se fosse zucchero o rosolio Si succhia in pace l’apatia serena Di quel caro faccione a luna piena (Giusti); o, al contrario, sopportare pazientemente cosa o persona noiosa, fastidiosa, sgradevole: ieri ho dovuto succhiarmi una conferenza di un’ora e mezzo.