Tardo

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tardo


agg. [lat. tardus]. – 1. Lento, che avviene, agisce o opera in un tempo piuttosto lungo, eccessivo: procedere, alzarsi, spostarsi con movimenti t.; Solo e pensoso i più deserti campi Vo mesurando a passi tardi e lenti (Petrarca); riferito a persona: essere t. nel muoversi, nel decidere o nelle decisioni; t. di riflessi; t. o un po’ t. di mente, d’ingegno, poco intelligente e pronto. Con allusione a quella lentezza che è indizio di serietà: Genti v’eran con occhi tardi e gravi (Dante). In medicina, polso t., il carattere di lenta espansione e di successiva lenta distensione della parete arteriosa, particolarmente evidente, per es., nell’ipertensione arteriosa. 2. non com. Che indugia, si attarda, tarda a venire: La luna, quasi a mezza notte tarda, Facea le stelle a noi parer più rade (Dante). 3. a. Avanzato, inoltrato nel tempo: rincasare, svegliarsi, alzarsi a ora t. o a t. ora; ci vedremo nel t. mattino, nel t. pomeriggio; a notte t., a notte inoltrata; si conservò attivo fino a t. età, fino alla t. (alla più t.) vecchiezza; mi glorio, D’esser servato a la stagion più tarda (Petrarca), a età avanzata; La madre or sol, suo dì tardo traendo, Parla di me col tuo cenere muto (Foscolo); i t. nepoti, i posteri più tardi. b. Con riferimento a divisioni cronologiche, quella parte di un periodo che è più prossima alla fine: il t. Impero romano; il t. medioevo (con valore analogo a basso, in contrapp. con alto medioevo); latino t. (meno com. il t. latino), all’incirca dal 2° sec. a tutto il 5° sec. d. C.; il t. romanticismo; il gotico t.; anche con significato preciso per designare una ulteriore divisione cronologica: il tardo minoico (contrapp. al minoico antico e al minoico medio). 4. Che viene tardi, o troppo tardi, di fatto che si verifica oltre il termine necessario o desiderabile: una t. confessione, un t. ravvedimento, un t. pentimento; Non fia ch’almen non giunga al mio dolore Alcun soccorso di tardi sospiri (Petrarca); Ma tarde non fur mai grazie divine, verso del Petrarca più noto nella forma Tarde non furon mai grazie divine, come è citato dal Machiavelli al principio della lettera del 10 dic. 1513 a F. Vettori. 5. Nell’uso ant. con valore di avv.: a. Lentamente: La spada di qua sù non taglia in fretta Né tardo (Dante). b. Tardi, oltre il termine conveniente: Alma real, dignissima d’impero, Se non fossi fra noi scesa sì tardo (Petrarca), in età in cui la virtù non è più considerata come si conviene. ◆ Dim. tardétto e tardettino, tarderèllo, tar-dùccio, soprattutto in senso fig.: è un po’ tardetto nel capire, quel ragazzo!; accr. tardóne e tardóna f., entrambi solo come sost. (v. le voci). ◆ Avv. (poco com.) tardaménte, in modo tardo, lento; anche al superl.: bombarde, le quali, ... per la macchina grande e per la imperizia degli uomini ..., tardissimamente e con grandissima difficoltà si conducevano (Guicciardini).