Tèmpio

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tempio


tèmpio (ant. tèmplo) s. m. [dal lat. templum, da una radice affine al gr. τέμενος «recinto sacro», τέμνω «tagliare»: v. oltre] (pl. tèmpî o più spesso tèmpli, che evita l’ambiguità con tempi plur. di tempo). – 1. Edificio sacro, luogo consacrato al culto di una divinità e concepito per lo più come dimora, permanente o temporanea, della divinità stessa che vi può essere rappresentata da un’immagine. La parola indica comunem. l’edificio dedicato al culto nelle antiche religioni pagane e in alcune religioni orientali, ed è usata in modo assoluto, e con l’iniziale maiuscola, per indicare il tempio di Gerusalemme, e genericam. la sinagoga, nella religione ebraica: il t. di Giove, di Minerva; i t. di Atene, di Roma antica; i t. egiziani, sumeri, babilonesi; un t. buddista; i t. indiani; Gesù caccia i mercanti dal T., la distruzione del T. (di Gerusalemme). Può indicare, ma solo in usi poet. o elevati e solenni, anche una chiesa cristiana (cattolica, protestante, ecc.): quasi peregrin che si ricrea Nel tempio del suo voto riguardando (Dante); Nel tempio de’ cristiani occulto giace Un sotterraneo altare (T. Tasso); Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi Fean pavimento (Foscolo); in partic., la chiesa in quanto vi siano anche sepolte e onorate persone illustri: il Pantheon, t. dei sovrani d’Italia; Ma più beata ché in un tempio accolte Serbi l’Itale glorie (Foscolo, con riferimento alla chiesa di Santa Croce in Firenze). 2. fig. a. In usi letter., elevati e solenni, luogo sacro, venerato, o nel quale ha sede o venerazione qualcosa che per sé stesso è nobile, alto, degno di culto e di onore: la scuola deve essere per voi un t.; il tribunale è il t. della Giustizia; essere accolto nel t. della gloria, dell’immortalità; l’anima pura è il t. di Dio; Anna [d’Aragona], bella, gentil, cortese e saggia, Di castità, di fede e d’amor tempio (Ariosto). Per estens., sede principale di un’attività, o luogo in cui si esprimono certi interessi o caratteristiche al loro massimo grado (in questo sign., usato solo al sing.): New York è il t. della finanza internazionale; Firenze è il t. del rinascimento italiano. b. letter. Il cielo, il paradiso (così chiamato più volte anche nella Bibbia): In questo miro e angelico templo Che solo amore e luce ha per confine (Dante); in modo più esplicito: Essi del ciel nel luminoso tempio Han corona immortal del vincer loro (T. Tasso). 3. Ordine del Tempio, l’ordine dei Templari (v. templare, n. 2). Anche assol. Tempio, in qualche riferimento letter., o in usi antonomastici, come per es. nei versi in cui Dante (Purg. XX, 91-93) condanna la persecuzione e soppressione dell’ordine operate da Filippo il Bello: Veggio il novo Pilato ... sanza decreto Portar nel Tempio le cupide vele. 4. Il firmamento, la volta del cielo: oh quante belle Luci il tempio celeste in sé raguna (T. Tasso). Questo sign. non è un uso traslato della parola nella sua accezione più com., ma viene direttamente dal lat., dove templa coeli aveva lo stesso valore, per estens. del sign. originario di templum (spazio circoscritto di cielo). ◆ Dim. tempiétto, piccolo tempio; in partic., quelli di stile classico o neoclassico costruiti per ornamento in giardini e parchi di grandi ville e palazzi.TAV.

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