tèrza s. f. [femm. sostantivato di terzo]. – 1. In relazione col valore e sign. di numerale ordinale di terzo, per ellissi di un sostantivo: a. La terza classe di una scuola: fare, frequentare la t. elementare, la t. media; gli alunni di t. liceo; la t. B; essere promosso in terza. b. La terza classe di un treno (abolita dal 1956) o di un piroscafo: biglietto di t.; viaggiare in t.; i passeggeri di terza. c. La terza marcia o velocità, nelle autovetture e nei motoveicoli: mettere, ingranare la t., essere in t., fare una salita in terza. d. Terza di cambio, nel linguaggio banc., il terzo esemplare di una cambiale tratta, identico all’originale e con tutte le firme autentiche dell’emittente e dei giranti. e. L’ora terza, cioè la terza delle dodici ore in cui nell’antico uso romano era divisa la parte del giorno dall’alba al tramonto, corrispondente all’incirca alle ore 9. Nella liturgia cattolica, è la prima delle ore minori (e la terza delle ore canoniche di ogni giorno) della celebrazione della liturgia delle ore o ufficio divino: corrisponde alla predetta ora terza del giorno romano. L’uso della parola terza, nell’ultimo medioevo, era frequente anche senza un diretto riferimento all’ora canonica, oppure indicava lo squillo della campana che di quell’ora dà il segno: Da la matina a terza Di voi pensate (Petrarca); Fiorenza dentro da la cerchia antica, Ond’ella toglie ancora e t. e nona (Dante); ciascuno a suo piacer sollazzandosi si vada; e come t. suona, ciascun qui sia (Boccaccio); e mezza t. si diceva talvolta per l’ora di mezzo tra le 6 e le 9, cioè le sette e mezzo circa: venuto il dì che alle nozze predetto avea,