tògliere (ant. o letter. tòllere; pop. o letter. tòrre) v. tr. [lat. tŏllere «levare, alzare, sollevare»] (pres. indic. tòlgo [ant. tòglio], tògli [poet. ant. tòi], tòglie [poet. ant. tò, tòe], togliamo, togliéte, tòlgono [ant. tògliono]; pres. cong. tòlga [ant. tòglia], ... togliamo, togliate, tòlgano [ant. tògliano]; fut. toglierò [pop. o letter. torrò], ecc.; condiz. toglierèi [pop. o letter. torrèi], ecc.; pass. rem. tòlsi, togliésti, ecc.; part. pass. tòlto). – 1. a. Prendere, ma soltanto in alcune delle accezioni di questo verbo, e quando non ci sia solo l’idea dell’afferrare ma anche dello staccare o sollevare da un luogo (anticam., e ancora oggi in qualche dialetto, con uso più largo, e in parecchie accezioni proprie di prendere): il famigliare, forse sdegnato perché niuna volta bere aveva potuto del vino, tolse un gran fiasco (Boccaccio); di lacrime sparso ambe le guance,... Toglieasi in man la lira (Leopardi); tolse il bambino in braccio. Nell’imperativo, è comune spec. la forma apocopata to’ (v.), più raram. togli, che nella lingua ant. era spesso usata per accompagnare un atto di scherno (cfr. in Dante la frase di