Ubbidiènza

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ubbidienza


ubbidiènza (o obbediènza, letter. ubidiènza) s. f. [dal lat. oboedientia, der. di oboediens -entis «ubbidiente»]. – 1. L’atto, il fatto di ubbidire, di accettare cioè e di eseguire un ordine o gli ordini; il comportamento e insieme anche il sentimento, l’atteggiamento di chi ubbidisce: l’u. è facile e spontanea quando si è convinti che l’ordine è giusto; talora l’u. ci pesa; richiedere, pretendere, esigere, imporre un’u. piena, pronta, assoluta; u. cieca, passiva, quella di chi ubbidisce agli ordini senza domandarsi se essi siano giusti o no: riuscii a rimanere così, imbambolato, a provare la rara sensazione di pace che si annida solo nella più cieca u. (Sandro Veronesi); disposto sempre all’ubbidienza (Manzoni); lo faccio, o ci vado, malvolentieri e solo per ubbidienza; ridurre qualcuno all’u., sottometterlo, vincere la sua riluttanza a ubbidire. In usi estens., riferito anche ad animali: la proverbiale u. del cane al padrone; un cavallo che non mostra molta u. alle redini; e in senso fig., a cose, meccanismi, strumenti: questa vettura ha scarsa u. allo sterzo; è una nave che ha una perfetta u. al timone. 2. L’abitudine a ubbidire, sentita ed esercitata come un dovere di rispettosa sottomissione alle disposizioni e agli ordini di chi svolge una funzione direttiva o di guida, e quindi anche alle disposizioni e ai regolamenti che ne sono l’emanazione. Nella teologia cattolica è considerata una delle virtù morali più alte, che regola i rapporti fra chi è soggetto e chi esercita un’autorità. Nel diritto canonico è detta ubbidienza sia la sottomissione dovuta dai religiosi ai loro superiori, sia l’autorità stessa del superiore; con sign. più concr., l’ordine, l’istruzione e, in alcuni casi, la penitenza che il superiore dà al religioso (v. obbedienza, che in questo sign., e in alcuni altri specifici, è la forma più usata). 3. ant. a. Dominio, soggezione: tenere a u., o in u., un popolo, dominarlo, tenerlo soggetto. b. Sudditanza, fedeltà di suddito: essere a u. di qualcuno, esserne suddito; giurare l’u. al sovrano.