Uscita

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uscita


s. f. [der. di uscire]. – 1. a. L’atto di uscire, di andare o venire fuori da un luogo chiuso o considerato come tale: l’u. degli scolari dalla scuola, l’u. degli impiegati dall’ufficio; l’u. delle pecore dall’ovile; l’ho incontrato all’u. dal teatro, dal cinema, dallo stadio (e per estens., ti aspetto all’u. dalla conferenza); in senso fig., u. di casa, espressione con cui in passato s’indicava l’allontanamento di un membro della comunità tacita familiare dalla famiglia colonica. Senza compl. di luogo: l’u. della processione, del corteo; l’u. della banda, per suonare nelle vie o nelle piazze; l’u. dei carri allegorici; libera u., le ore di libertà concesse a militari (o anche a collegiali), durante le quali possono uscire e restare fuori della caserma (o del collegio). Di attori che escono dalla scena: l’u. della primadonna lascia la scena vuota (come didascalia); qualche volta invece si usa per indicare l’entrata in scena dell’attore: l’u. del comico fu salutata con scroscianti applausi. Per lo più in senso fig. l’espressione via d’uscita, in espressioni come non abbiamo via d’u., non c’è via d’u., una situazione difficile senza via d’u., per significare che non c’è scampo, che non vi è soluzione possibile o soddisfacente. Nel gioco del calcio, l’azione del portiere che scatta dalla linea di porta per intercettare il pallone o per anticipare un attaccante avversario, allo scopo di impossessarsi del pallone o respingerlo prima che possa essere effettuato un tiro pericoloso: parare in u.; u. di pugno, di piede, in tuffo; u. sui piedi dell’avversario. b. Riferito a mezzi di trasporto e veicoli che escono da un luogo: l’u. del treno dalla stazione, del tram dal deposito, dell’auto dalla rimessa; attenzione, uscita autocarri (nella segnaletica stradale); manovra di u. dal posteggio; l’u. del piroscafo dal porto, dalla rada; con sign. più partic., nella marina militare, missione in mare di una nave o di una forza navale, specie in tempo di guerra. c. Riferito a oggetti varî: l’u. del fumo dal camino; affrettare l’u. dei giornali della sera, l’u. di un volume, ecc.; in partic., a prodotti e merci: l’u. dei manufatti dal magazzino; equivale talora a esportazione: l’entrata e l’u. delle derrate alimentari in uno stato, in un porto; dazio di uscita, lo stesso che dazio di esportazione (v. dazio). d. Per la locuz. buona u. o buon’u., v. la forma grafica unita, più com., buonuscita. 2. a. Il luogo, l’apertura per dove si esce: lasciò il palazzo per un’u. secondaria; il castello doveva avere qualche u. segreta; l’u. è in fondo al corridoio; strada, vicolo senza uscita, strada, vicolo ciechi; qualche u. di strada, a destra o a sinistra (Manzoni). Nei locali pubblici, il vano o l’insieme di vani attraverso i quali avviene il deflusso del pubblico: l’u. del teatro, del cinema, del campo sportivo; la polizia ha bloccato tutte le uscite. In partic., uscite di sicurezza, le aperture e i vani attraverso i quali il pubblico è ammesso a passare in caso di pericolo, e che normalmente restano chiusi. b. fig. Modo, mezzo per sfuggire, per sottrarsi a una situazione complicata o pericolosa: non ho altra u.; di qui non c’è u. (con sign. simile a via d’uscita). 3. In senso fig., in varî usi scient. e tecn.: a. In linguistica, terminazione, desinenza, o fonema finale di una parola: verbi che hanno all’infinito l’u. in «-are»; u. in consonante, in vocale. b. In elettrotecnica e in elettronica, contrapp. a ingresso (o entrata), u. di un amplificatore, di un filtro, ecc., la coppia di morsetti dai quali si preleva la tensione o la corrente che è stata amplificata, filtrata, ecc.; impedenza d’u. (in partic.: resistenza, capacità d’u.), l’impedenza presente fra i morsetti d’uscita; stadio d’u. di un apparecchio a più stadî (per es. un radiotrasmettitore), quello al quale fanno direttamente capo i morsetti d’uscita dell’apparecchio stesso. In molti casi u. d’un apparecchio sta per potenza d’u. dell’apparecchio: questo amplificatore ha un’u. di 5 W; in questo sign., misuratore d’u., denominazione corrente di un wattmetro atto a essere inserito sui morsetti d’uscita di un apparecchio (in partic. di un amplificatore ad audiofrequenza) in modo da indicare la potenza d’uscita di questo. In altri casi il termine sta per grandezza d’u. (per es.: l’u. di questo trasduttore è una tensione alternata modulata d’ampiezza). c. In informatica, l’operazione (detta anche, con termine ingl. molto diffuso, output) con cui i risultati di un’elaborazione elettronica vengono trasferiti dall’unità centrale a una delle unità periferiche, dette unità di uscita, che traducono i dati, ricevuti sotto forma di impulsi elettrici codificati, in informazioni intelligibili dall’utente, sotto forma di caratteri alfanumerici, simboli o grafici visualizzati su un videoterminale o stampati su una unità di stampa; anche, l’insieme di tali risultati: leggere l’u. di un programma. Con sign. più generale, in teoria dell’informazione, l’insieme dei messaggi che escono da una sorgente, da un canale di trasmissione, da un decodificatore, ecc. d. Nella scherma, u. in tempo, azione che ha lo scopo di annullare l’attacco avversario non avvalendosi della parata e successiva risposta, ma vibrando un colpo (per es., il colpo d’arresto, l’inquartata, l’appuntata) in contrapposizione a quello del competitore. e. Frase curiosa, battuta di spirito, o anche solo domanda, affermazione, proposta, e sim., in quanto abbiano qualcosa d’inaspettato e di bizzarro: i bambini hanno talvolta delle u. che mettono in imbarazzo; la sua u. provocò l’ilarità generale; ha certe u. alle volte! Nel linguaggio teatrale, può essere genericam. sinon. di battuta (è un comico che ha sempre le u. pronte), o indica in partic. la battuta finale del dialogo scenico. f. In contabilità, e anche nell’uso com., sinon. di spesa, diminuzione dei beni posseduti da una persona. In senso più tecnico, ogni movimento che apporti una diminuzione mediata o immediata di numerario: u. effettiva, se il movimento apporti una diminuzione del netto patrimoniale; u. per movimento di capitale, se il movimento causi una semplice trasformazione dei componenti del patrimonio; u. per partita di giro, se a essa sia correlativa una equivalente e connessa entrata finanziaria; nella fase di adempimento: u. di competenza, se tale uscita sarà impegnata nel periodo amministrativo che si considera; u. di cassa, se rifletta un pagamento comunque da effettuare nel periodo considerato. ◆ Pegg. uscitàccia, solo come battuta, espressione singolare e inaspettata ma anche sgarbata e villana, o, nel calcio, come azione del portiere.