Vècchio

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vecchio


vècchio agg. e s. m. [lat. tardo e pop. vĕclus per il lat. class. vĕtŭlus, dim. di vetus «vecchio»]. – 1. a. Che è molto avanti negli anni, che è nell’età della vecchiaia (contrapp. a giovane e distinto da anziano, che però è molto frequente come sinon. eufemistico e di riguardo di vecchio): un uomo v.; una donna v.; la sua v. mamma; i suoi v. genitori; due v. sposi; Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi (Dante); sono diventato v.; mi sento v.; nell’uso fam., v. come il cucco, più v. di Matusalemme; talvolta determinato da un compl.: v. d’età, di senno, d’esperienza; v. d’anni ma giovane di spirito. b. estens. Senile; che ha aspetto, atteggiamento, abitudini senili: un viso v.; un organismo v. e stanco; Che s’aspetti non so, né che s’agogni, Italia ... Vecchia, ozïosa e lenta (Petrarca). c. Con valore relativo: essere più v., meno v., di maggiore o minore età, anche con riferimento a persona che non sia molto avanti negli anni: ha trent’anni, e suo fratello è di quattro anni più v.; come locuz. avv., da vecchio, in età senile: da vecchio (o da vecchia) ha messo finalmente giudizio; si dice che Catone si mise da v. a studiare il greco. L’epiteto il Vecchio (come traduz. del lat. Maior) si aggiunge talvolta al nome di antichi personaggi per distinguerli da altri di ugual nome, nati posteriormente (indicati questi con l’epiteto il Giovane, corrispondente al lat. Minor): Catone il V.; Plinio il V.; Palma il Vecchio. d. estens. Di animali e piante: un cavallo v.; un v. ronzino; gallina v. fa buon brodo, prov. (v. gallina); una v. volpe, fig., una persona di astuzia consumata (v. volpe¹); una v. quercia; i rami più vecchi2. In opposizione a nuovo, riferito a cosa: a. Che è costruito, fatto da molto tempo, o è da molto tempo accaduto o comparso: una v. casa; la città v., la parte più antica della città; i v. quartieri; Palazzo V., Mercato V., Ponte V., a Firenze; il v. mondo, l’Europa, l’Asia e l’Africa (in opposizione al nuovo mondo, cioè l’America); v. leggi, v. usanze, v. abitudini; una v. amicizia, che dura da molto tempo (più com. un’amicizia di v. data); tra i due c’era una v. ruggine, c’erano da tempo motivi di risentimento; anche di fatti che si verificano da sempre e che si ripetono continuamente: è questa una v. storia; l’amore è v. quanto il mondo. Di prodotti del suolo, indica per lo più quelli del raccolto precedente: l’olio v.; il grano v.; ma vino v., che ha qualche anno di invecchiamento; formaggio v., formaggio parmigiano-reggiano o grana padano che ha almeno due anni di stagionatura (se più, stravecchio); legno v., legno stagionato. Di oggetti, ha spesso il sign. di usato: fa commercio di libri v.; compra ferri v., bottiglie v., roba v. (cfr. robivecchi). Di notizie, racconti, ecc., che sono già noti, che si conoscono da tempo: questa è vecchia!; una barzelletta v. come mio nonno; racconta sempre quella v. storia. b. Con più esplicita contrapposizione a nuovo, per indicare una cosa precedente a un’altra, indipendentemente dal tempo che le separa, che può essere più o meno lungo: chi lascia la via v. per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova, prov.; sono passato ieri a vedere la v. casa, quella in cui abitavo prima; penso che tornerò al v. sistema, ai v. rimedî, al sistema, ai rimedî che avevo abbandonato per altri; il v. e il nuovo regime; il v. e il nuovo stile, con riferimento ai diversi sistemi di datazione (v. stile, n. 5). 3. Sempre in opposizione a nuovo, riferito a persona: a. Che si trova da molto tempo in una determinata condizione: i v. impiegati; un mio v. cliente; siamo v. amici, amici da lunga data. Quindi, di persona che ha lunga pratica ed esperienza: fidati di lui che è un v. marinaio; lascia fare a me che sono v. del mestiere; Questo appartiene all’arte del non fare, E in quest’arte sei vecchio e ti conosco (Giusti). b. Che era in una funzione prima che altri subentrasse al suo posto (in questo caso l’agg. precede per lo più il nome): Carlo è stato a trovare il v. maestro; il v. segretario era più diligente dell’attuale; fig., la v. guardia, v. guardia¹, n. 2 b; raro, tornare ai santi v., alle persone a cui si ricorreva prima. 4. Nell’uso marin., mare v., lo stesso che mare morto (v. mare, n. 1 c). 5. Sostantivato con valore neutro: a. Ciò che è vecchio: un’arte incerta tra il v. e il nuovo; in quel libro c’è troppo di v.; un racconto che sa di vecchio. b. Nel linguaggio contabile, registrazione a vecchio, la scrittura di un fatto amministrativo di competenza di un esercizio redatta al principio dell’esercizio successivo, ma prima della redazione del rendiconto relativo dell’esercizio precedente, in modo che influisca sui risultati contabili dell’esercizio cui effettivamente il fatto compete. 6. s. m. Uomo vecchio, di tarda età (per il femm., v. vecchia): Ed ecco verso noi venir per nave Un v., bianco per antico pelo (Dante); un bel v. (v. anche vegliardo e veglio); un santo v.; un v. arzillo, rubizzo, decrepito, bacucco, rimbambito, cadente; un v. matto; camminare come un v.; da poveri vecchi, risposta scherz. che le persone di età avanzata danno a chi chiede loro «come va?»; ospizio, ricovero per i v., gerontocomio; in tono affettuoso: il mio v., mio padre (più raro al femm. la mia v., mia madre); i miei v., i miei genitori. Il Vecchio (o il Veglio) della Montagna, nome con cui è storicamente designato il capo o «Gran Maestro» della setta musulmana degli Assassini (v. assassino); il grande vecchio, epiteto di rispetto con cui si usa riferirsi, spec. nel linguaggio della stampa, a personaggi di venerabile età, molto noti per meriti letterarî, artistici, scientifici, o per la loro lunga e determinante presenza nella vita pubblica (negli anni ’80 del Novecento era stato adombrato invece, sotto l’epiteto di grande Vecchio, un ipotetico personaggio, potente ma avvolto nel mistero, cui si attribuiva la funzione di guidare oscure manovre e macchinazioni politiche). Primo vecchio, nelle compagnie italiane di comici dell’arte, dalla fine del Settecento in poi, era l’attore che interpretava maschere di vecchio importante (Pantalone o altre simili), detto anche talvolta il magnifico; spesso gli faceva riscontro un secondo v., che interpretava maschere caricaturali di vecchio, come Tartaglia o il bolognese dottor Balanzone. ◆ Dim. vecchino, vecchiétto e vecchiettino, come sost. (per il femm. v. vecchia), riferiti, per lo più in tono vezz., a vecchio che non abbia grande corporatura: il caro vecchino, un vecchietto arzillo, un vecchiettino tutto bianco; come agg., di persone che cominciano a invecchiare: non vuole accorgersi che è vecchietto; di cose, in tono spreg.: un paio di scarpe un po’ vecchiette; la storiella è vecchietta; per il dim. vecchierèllo (meno com. vecchiarèllo), v. la voce. Tra dim. e spreg. vecchiùccio. L’accr. vecchiòtto è usato di norma come agg. (v.). Sempre come sost. l’accr. vecchióne, vecchio di età molto avanzata, o vecchio di aspetto imponente o di grande corporatura: la casta Susanna tra i vecchioni; «Nunc dimittis» mormorando seco, Come disse nel tempio il buon vecchione (Pulci), con allusione al vecchio Simeone di cui parla il Vangelo di Luca 2, 25-32. In alcune regioni si chiamano vecchioni i marroni lasciati seccare con la buccia. Pegg. vecchiàccio, vecchio antipatico, odioso, maligno. Per i rispettivi femm., v. vecchia.