Vìrgola

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virgola


vìrgola s. f. [dal lat. virgŭla, dim. di verga «verga»: propr. «verghetta»]. – 1. a. Segno di punteggiatura, simile a un bastoncino leggermente ricurvo (,), che indica pausa debole all’interno del periodo: sapere, non sapere usare la v.; mettere, disporre bene le v.; qui ci vuole una v.; mettere i punti e le v., curare la punteggiatura di un brano. Per estens., alludendo alla scarsa rilevanza e alla piccolezza del segno: ho trascritto il brano con tutte le v., con la massima accuratezza; e in frasi negative: del tuo scritto non ho mutato una v., non l’ho corretto per niente; non si è discostato di una v. (o addirittura di mezza v.) dalla sua fonte. Punto e v., segno di punteggiatura costituito da una virgola sormontata da un punto, indicante una pausa più forte di quella contrassegnata con la sola virgola, fissatosi nella forma attuale (per evoluzione di precedenti segni in uso con varia funzione nei manoscritti medievali) soltanto con l’avvento della stampa alla fine del sec. 15°. Due v., o doppie v., sinon. poco com. di virgolette. b. In aritmetica, il segno di virgola serve a separare la parte intera dalla parte decimale di un numero: per es. 21,51 vuol dire 21 unità più 51 centesimi di unità. È da notare, però, che nei paesi anglosassoni l’uso della virgola e quello del punto per separare i gruppi dei decimali, delle unità, delle migliaia, ecc., è invertito rispetto all’uso dell’Europa continentale (per es., il numero che noi indichiamo con 37.405,12 viene scritto 37,405.12). c. In informatica e nei sistemi di codificazione numerica, v. mobile (dall’ingl. floating point), particolare metodo di rappresentazione dei numeri decimali nel quale un numero n risulta individuato da due gruppi x e y di cifre di estensione prefissata, detti mantissa e esponente, tramite la relazione n = xby in cui b è la base del sistema di numerazione impiegato (se la base è 10 il metodo si identifica con la notazione esponenziale: v. notazione, n. 1 b), in modo che numeri di diverso ordine di grandezza vengono a occupare tutti lo stesso spazio di memoria, definito dal numero prefissato di cifre di x e y. 2. In musica, segno tratto dalla punteggiatura usuale e impiegato nei sec. 17° e 18° per esprimere delle formule di ornamentazione melodica: la sua accezione, come quella della maggior parte dei segni analoghi, varia secondo l’epoca e secondo la scuola. 3. In batteriologia si è chiamato bacillo virgola, per il suo aspetto morfologico, il vibrione del colera. 4. In sartoria, il filo o cordoncino finissimo che segue il bordo di un occhiello, sotto i punti: serve a dare più solidità all’occhiello e impedisce ai punti di allentarsi (cfr. l’analogo sign. di vergola). ◆ Dim. virgolétta, con sign. proprio al plur. (v. virgolette).

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